Il Parlamento europeo ha adottato il 17 dicembre 2008 il “pacchetto energia – clima”. Le sue sei direttive pongono l’Unione europea con le carte in regola per negoziare l’accordo che succederà al protocollo di Kyoto e che verrà siglato a Copenhagen nel dicembre 2009.
I deputati hanno approvato l’obiettivo denominato “tre volte venti” da realizzarsi entro il 2020. Questo comprende:
• La riduzione delle emissioni dei gas serra di almeno il 20% rispetto ai livelli del 1990. Obiettivo che sarà portato al 30% si tutti i paesi industrializzati si impegneranno a raggiungere gli obiettivi di riduzione.
• La riduzione del 20% del consumo d’energia grazie al miglioramento dell’efficienza energetica.
• L’incremento del 20% delle energie rinnovabili (al posto dell’8,5% attuale).
Lo sforzo per ridurre del 20% le emissioni dei gas serra viene ripartito su due settori: quello industriale (40% delle emissioni) e “il resto”. Rispetto al 2005, rappresentano delle riduzioni rispettivamente del 21 e del 10%.
Il mercato delle quote d’emissioni regolerà il settore industriale. Attualmente, le 10'000 imprese che vi partecipano ricevono le diverse quote gratuitamente. Queste devono acquistare dei permessi d’emissione solamente se superano le quote a loro assegnate. Dal 2013, le cose cambieranno per le centrali elettriche presenti nei paesi UE-15, esse infatti dovranno acquistare il 100% delle loro quote. Le centrali degli ultimi dodici paesi entrati nell’UE hanno invece ottenuto la gratuità del 70% delle quote loro assegnate fino al 2020.
Inizialmente, era previsto che anche le altre industrie acquistassero il 20% delle quote loro assegnate a partire del 2013. La pressione di Germania, Italia e Polonia ha portato ad autorizzare i settori a rischio di delocalizzazione verso paesi dove la politica climatica è meno severa, cioè il 96% dei settori industriali, a continuare a beneficiare del 100% della gratuità nell’assegnazione delle quote.
Il testo votato prevede che 300 milioni di diritti di emissioni del sistema di scambio delle quote, cioè tra i 9 e i 15 miliardi di euro, siano destinati a costruire e gestire dei progetti pilota: dodici per la cattura e il sequestro della CO2 e gli altri per lo sviluppo, all’interno dell’UE, delle energie rinnovabili con l’impiego di nuove tecnologie.
Nel settore non industriale, ognuno dei 27 paesi, ha un obiettivo nazionale da raggiungere (dati rispetto al 1990): Gran Bretagna -16%, Belgio – 15%, Francia e Germania - 14%. In ogni caso, le riduzione delle emissioni dei due settori possono essere realizzate all’esterno della UE per una percentuale pari a tre quarti.
Fonte: LaRevueDurable numero 32, gennaio –febbraio 2009