La Russia si è guadagnata l'applauso dell'Unione europea e degli ecologisti di tutto il mondo: venerdì i deputati della Duma hanno ratificato con maggioranza schiacciante (334 sì, 73 no) il protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas serra e ne hanno resa così possibile l'entrata in vigore su scala planetaria. Il parlamento russo ha compiuto il cruciale passo su richiesta del presidente Putin, che a lungo ha temporeggiato nel timore che la limitazione delle emissioni industriali più nocive per l'atmosfera abbia un impatto negativo sulla crescita economica del paese. Ma dopo forti pressioni da parte di Bruxelles, che in cambio gli avrebbe promesso l'ingresso nel Wto, lo “zar” ha deciso di andare senza più indugi alla ratifica di Kyoto. È arrivato alla conclusione che questo passo comporta «più benefici che rischi».
La benedizione di Mosca era fondamentale perché l'accordo sottoscritto nel 1997 nella città giapponese e già avallato da 126 Stati può entrare legalmente in vigore soltanto se ratificato dai paesi che nel 1990 erano complessivamente all'origine di almeno il 55% delle emissioni responsabili dell'effetto serra. Con la ratifica della Duma, la quota totale degli Stati aderenti (tra i quali non figura quello di gran lunga più inquinatore, gli Usa) supera abbondantemente il tetto minimo: da 44,2 si è passati a 61,8%. Non ci sono quindi più scuse: entro il 2008 i paesi industrializzati dovranno ridurre le emissioni di biossido di carbonio del 5,2% rispetto ai livelli 1990 e procedere a ulteriori limitazione nel periodo dal 2008 al 2012.
Tratto da:
La nuova ecologia del 25 ottobre 2004