Vorremmo sottolineare alcuni aspetti del nostro vivere quotidiano che, a nostro parere, hanno una profonda relazione con la qualità e dignità della vita, e le crescenti aggressività e violenza nella nostra società.
-Facendo la spesa, vediamo che alla sera il cibo fresco rimasto invenduto (es. pane, torte, frutta e verdura) viene semplicemente gettato nei sacchi della spazzatura. Oltre al danno, la beffa: questo cibo viene incenerito e ci ritorna come veleno nei nostri polmoni. Sarebbe piu’ conveniente e logico distribuire l’eccedenza a persone indigenti e strutture (foyer, carceri, centri della Croce Rossa, …) come già avviene in altri Cantoni, con evidente risparmio per la comunità.
-Le nostre bucalettere straripano di inutili volantini pubblicitari che la gente getta nella spazzatura. Basta andare negli uffici postali per trovare i cestini strapieni di carta che poi finisce nei sacchi della spazzatura. Foreste intere vengono abbattute e con esse i polmoni della terra.
-La pessima abitudine di sostare col motore acceso mentre si fanno interminabili telefonate o si è in attesa di qualcuno. Lo stesso discorso vale per i pullman in attesa dei turisti che stanno visitando la città.
Tutti vecchi discorsi, si dirà: purtroppo è verissimo, ma perché non si riesce a far passare il messaggio? Che cosa fa attivamente la scuola per educare i ragazzi ad un consumo responsabile ed al rispetto dell’ambiente?
Un capo tribu’ degli indiani d’America chiedeva: “Quando tutti gli alberi saranno stati abbattuti, tutte le acque inquinate, mangerete i vostri soldi?”
Questi esempi di mancanza di rispetto seminano nel cuore dei giovani indifferenza e distruttività.
Gli anni dal 2005 al 2014 sono stati designati dall’ONU come il decennio dell’educazione allo sviluppo sostenibile.
Nonostante cio’ si continua a costruire anziché ristrutturare le tante opere esistenze, ricche di importanza storico-artistica.
L’ossigeno è fondamentale per la nostra sopravvivenza, ma ce ne siamo dimenticati. Si guarda solo al guadagno facile ed immediato creando “economie da casinò” e dimenticando le prospettive di lungo termine.
Manuela Magri, Montagnola